Articolo della critica d'arte Silvana Pirrello

Silvana Pirrello, 2008

Volti, 1990 - Tecnica mista su legno - cm 120x100 - Fondazione Glaxo Smith Kline, Verona

Conoscevo già la pittura di Borrello prima ancora di visitare lo studio dell’artista, situato nel centro della vecchia Verona.

Avevo presenti le sue opere ma non le avevo abbinate ad un nome. Ma dove le avevo viste? Forse in un museo o in qualche mostra all’estero, o più semplicemente a Roma o a Milano, o in televisione, o forse erano già nella mia mente.

Entrando nel suo studio, tra orchidee e vecchie pietre, la percezione è sollecitata al massimo, e ciò vale anche per il visitatore piu distratto, che viene colpito da un’esplosione di colori, di luce e movimento; una linea continua ed incessante che, come una musica, si torce, gira e crea deliranti festosi caroselli.

È I’apoteosi della vita. Infatti la linea è il mezzo espressivo che caratterizza la pittura di Borrello, unica nel suo genere e nel contenuto e nella tecnica, è infatti la linea che costruisce l’immagine: cavalli, figure femminili, uccelli, danzatrici. Nelle sue opere c’è la nostalgia del mare, del sole, delle onde e le immagini diventano musica e folklore, perchè la raffinata cultura del Sud si manifesta con tutta la sua forza in tutte le sue opere.

È facile rendersi conto che le caratteristiche della pittura di Borrello corrispondono alla personalità dell’artista, che sprigiona una carica energetica “fluida” e senza ostacoli. La carica energetica infatti è la quantità d’energia legata ad ogni rappresentazione oggettuale e struttura mentale.

Si nota un affioramento di materiale molto profondo, notevolmente investito di affetti, ed un’elaborazione senza resistenze del materiale affiorato. Guardando le opere di Borrello mi viene spontaneo di pensare da dove mai I’artista abbia iniziato sulla bianca tela la danza del suo pennello: una pennellata rapida, veloce e senza ripensamenti.

Forse dal centro, con moto centrifugo, o forse dal basso, con un andamento ascensionale crescente. Il pennello è la prosecuzione della sua mano esecutrice d’un sentire senza nevrosi: un rapporto semplice che dona felicità a chi esegue e a chi poi osserva. Le donne adagiate sul mare che diventano onde, nuvole vaganti, vele al vento, promesse di libertà, danzatrici e danzatori che sembrano dire che la felicità è vicina, che non è poi così irraggiungibile, che è così semplice e che basta crederci anche un poco, anche per un solo momento, almeno finchè dura l’immagine dell’opera nella nostra pupilla.